Ernia inguinale bilaterale

Ernia inguinale bilaterale

Il trattamento dell’ernia e delle sue complicanze è soltanto chirurgico. Non esiste infatti alcuna terapia medica o trattamento alternativo che garantisca la percentuale di guarigione che si riesce ad ottenere con l’intervento chirurgico. Il trattamento dell’ernia inguinale bilaterale in contemporanea in chirurgia tradizionale non viene consigliata in quanto i problemi che possono insorgere durante un intervento per ernia ingunale monolaterale dovranno essere necessariamente ampliati qualora l’intervento venga eseguito su tutti e due i lati: una maggiore durata dell’intervento e dei tempi dell’anestesia, un decorso post-operatorio caratterizzato da un dolore presente su entrambi i lati che influisce in maniera determinante sulla deambulazione e che limita l’autosufficienza per un periodo piuttosto lungo. Per questi motivi al paziente affetto da ernia bilaterale viene consigliato di sottoporsi all’intervento chirurgico in due tempi, a distanza di almeno due mesi.

La chirurgia laparoscopica può ovviare a questi inconvenienti, permettendo il trattamento di entrambe le ernie nel corso di un unico intervento, con quei benefici ormai riconosciuti a questa tecnica, e cioè un decorso post-operatorio caratterizzato da una pressoché totale assenza di dolore, una più rapida ripresa della deambulazione che permette al soggetto di tornare a casa il giorno stesso o dopo la prima notte, e un più rapido ritorno alle normali attività fisiche e al lavoro.

Proponiamo l’ernioplastica inguinale per ernie bilaterali o per recidiva di ernia monolaterale con la tecnica laparoscopica in day surgery, che consiste nel ricovero lo stesso giorno in cui è programmato l’intervento, e nella dimissione nella stessa giornata o la mattina della prima giornata post-operatoria. I criteri di selezione dei pazienti che possono essere sottoposti ad intervento in day hospital sono quelli riportati nella Letteratura Scientifica Internazionale e includono un basso rischio anestesiologico (ASA I e II), l’assenza in anamnesi di reazioni avverse a precedenti procedure anestesiologiche, una previsione di durata d’intervento minore di 90 minuti, un accurato consenso informato al paziente, e un’età non inferiore a 18 anni e non superiore a 65 anni (alcuni autori in Letteratura riportano un limite massimo a 75 anni).

L’intervento segue gli stessi principi dell’intervento tradizionale, e cioè il riconoscimento del tipo di ernia e del sacco erniario, la sua preparazione, la riduzione in addome del contenuto. Le protesi utilizzate per la plastica sono le stesse che vengono utilizzate per l’approccio tradizionale.

Lo pneumoperitoneo viene indotto dopo l’introduzione del primo trocar con tecnica “open” in sede ombelicale e viene mantenuto ad un livello costantemente inferiore ai 12 mmHg. Nei pazienti in cui sia indicata una tecnica “low pressure” la pressione della CO2 viene mantenuta, per tutta la durata dell’intervento, ad un valore compreso tra 6 ed 8 mmHg (tecnica questa affrontata quotidianamente in ambito di urgenza e pianificata in passato frutto di studi specifici e di pubblicazione).

Il paziente viene considerato dimissibile quando, la sera del giorno dell’intervento o la mattina del giorno seguente, le condizioni cliniche possano essere considerata soddisfacenti, e cioè soddisfino i seguenti criteri: vigile e orientato nel tempo e nello spazio, segni emodinamici stabili ad una osservazione ogni mezz’ora, dolore controllabile da analgesia orale, assenza di vomito anche in presenza di nausea moderata, nessun sanguinamento cutaneo dai siti chirurgici; deve inoltre risultare autonomo, bere senza disturbi, camminare senza vertigini, comprendere bene tutte le istruzioni e le prescrizioni mediche del chirurgo e dell’anestesista.

 

 

4 Comments

  1. Isaac da Novembre 10, 2015 a 2:27 am

    Salve volevo raocrntacvi la mia avventura se cosi si puf2 chiamare!Premetto che ho 26 anni e mi sono operato di ernia gie0 2 volte allo stesso punto circa 8 anni fa me ne accorsi decidendo, dopo il parere dei medici, di operarmi 5 anni fa. Sono stato 3 mesi senza fare quasi niente per poi ritornare pian piano alla vita normale ma l’anno scorso e8 ricomparsa come per magia. Sono andato dal chirurgo e affermf2 che era in un’altra zona, ma io la sentivo sempre le0 dove mi ero operato la prima volta. Decisi di operarmi di nuovo. Non l’avessi mai fatto!!! Durante l’operazione sentivo dei dolori assurdi (ero sotto anestesia locale) e in pif9 sentivo il medico che non riusciva a trovare l’ernia!! la cosa mi preoccupava tanto comunque dopo essermi ripreso ricomincio a lavorare dopo 2 mesi ma ecco che mi ricompare di nuovo senza aver fatto alcuno sforzo sembra che non mi sono operato per niente Ora mi chiedo se ne vale la pena rioperarmi di nuovo (di certo non dallo stesso chirurgo, se cosec si puf2 chiamare!!) o provare delle alternative .Comunque vi do un consiglio: non operatevi se non e8 necessario!

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  2. simone mirulla da Luglio 18, 2016 a 10:58 pm

    Che esami occorrono fare per verifica l’esistenza dell’ernia all’inguine quando sento un solo indurimento delle viscere sulla sinistra in alto del pene delle flatuenze intestinali?

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    • Marco Catani da Maggio 17, 2021 a 1:55 pm

      una visita clinica da un chirurgo e poi sarà lui a decidere il percorso diagnostico

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  3. Vincenzo da Maggio 7, 2017 a 9:40 pm

    Anche io sono stato operato di Ernia inquinale bilaterale, da subito dopo l’intervento ho cominciato a sentire dei bruciori, sono andato a fare una visita chirurgica e l’esito della visita era un po confusa, prima il chirurgo mi dice che forse aveva cucito qualche piccolo nervo poi mi dice che il problema poteva essere la schiena, e mi dice di andare dal neurochirurgo. Non so come fare se sa qualcuno spiegarmi cosa è meglio fare per risolvere questo problema. Non c’è la faccio più grazie

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