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Che cos’è l’ernia inguinale?

L’ernia è la fuoriuscita di un viscere (un organo) o di parte di esso dalla cavità naturale che normalmente lo contiene. Nello specifico il termine ernia inguinale indica la fuoriuscita di viscere dalla porta erniaria localizzata nella regione inguinale. Le ernie solitamente si sviluppano in corrispondenza di siti ove, per il passaggio di vasi o nervi, l’area rappresenta un punto di debolezza della parete addominale stessa. Nell’uomo, infatti, nella zona inguinale passa il funicolo spermatico, nella donna un condotto fibroso molto piccolo: il legamento rotondo dell’utero. Il funicolo spermatico è un insieme di strutture nervose e vascolari e muscolari che fuoriesce dalla regione inguinale per raggiungere il testicolo. Il funicolo passa attraverso un orifizio interno della parete addominale, che può fare passare anche, per sfiancamento dei tessuti di sostegno, il contenuto addominale. La massa di materiale fuoriuscita può variare in volume e nei casi più gravi è chiaramente visibile come una grossa tumefazione localizzata a livello dell’inguine. Inizialmente la tumefazione può non essere visibile.

Quali sono i motivi del perché si manifesta l’ernia inguinale?

La parete addominale è costituita da una serie di fasce tendinee e muscoli, normalmente molto robusti, che permettono il contenimento dei visceri nella loro cavità naturale. Un indebolimento costituzionale o acquisito del tessuto connettivo (metabolismo anomalo del collagene), il sovrappeso, l’età e la tipologia di attività lavorativa possono contribuire allo sviluppo dell’ernia inguinale. Anche altre cause, come ad esempio un aumento della pressione addominale in relazione per esempio all’ipertrofia prostatica, la stipsi e la tosse, oppure le conseguenze di un infortunio, possono contribuire all’insorgenza di un’ernia inguinale.

È una patologia frequente?

Si tratta di patologia piuttosto frequente nel maschio adulto. Meno frequente nel sesso femminile, ove è più frequente rilevare l’ernia crurale. Si stima che l’ernia venga diagnosticata al 4% degli adulti e di questi, il 90% sono uomini. Non è riconosciuta un’ereditarietà per questo tipo di patologia ma i figli di persone affette da questa patologia possono avere una certa predisposizione a questa patologia. Sempre secondo la statistica, l’ernia inguinale nella maggior parte dei casi è monolaterale (solo su un lato), anche se risulta frequente anche la patologia bilaterale.

Quali sono i sintomi dell’ernia inguinale?

Il sintomo più frequente dell’ernia inguinale è una tumefazione, un rigonfiamento più o meno dolente della regione inguinale, che progressivamente, nel corso dei mesi, si fa sempre più prominente, fino a scendere nel sacco scrotale nell’uomo e nel grande labbro nella donna.

Quali sono le possibili complicanze?

L’ernia non trattata fatalmente evolve, aumentando di volume, dando disturbi locali e, potenzialmente complicandosi. La complicazione più grave è legata alla possibile compressione della parte dell’intestino fuoriuscita dalla breccia inguinale che può essere intrappolata e strozzata dallo stesso foro. Un’ernia incarcerata è caratterizzata da gonfiore e può portare a un’ernia strozzata, in cui l’afflusso di sangue al piccolo intestino viene compromesso. Il conseguente strangolamento dei vasi sanguigni è una complicanza piuttosto rara (compare in circa il 4 % dei casi) ma oltre a causare fortissimi dolori e vomito può portare a necrosi e perforazione con infiammazione di tutta la cavità addominale (peritonite). In presenza di tale evenienza è necessario l’intervento chirurgico immediato.

Come si cura l’ernia inguinale?

Non esistono rimedi curativi alternativi alla chirurgia. Il trattamento chirurgico dell’ernia complicata (intasata e strozzata) deve essere eseguito d’urgenza. Il trattamento chirurgico dell’ernia non complicata può essere programmato e pianificato. Questo vuol dire che dopo la visita specialistica chirurgica, che confermerà la presenza della patologia, si introdurrà la persona affetta da ernia inguinale qualora volesse aderire al programma terapeutico, che consiste nel trattamento chirurgico dell’ernia, in uno studio preparatorio costituito da: elettrocardiogramma e visita specialistica cardiologica, radiografia del torace in due proiezioni (in relazione all’anamnesi ed all’età questo esame potrebbe non essere eseguito), esami di laboratorio (esami del sangue) di base e della coagulazione, visita specialistica anestesiologica. Una volta eseguiti tutti gli esami, questi verranno valutati dall’anestesista , se ritenuti sufficienti alla persona verrà dato un appuntamento per l’intervento. Qualora viceversa dovessero essere ravvisati problemi verranno richiesti esami diagnostici di approfondimento prima di trattare la patologia. Anche questi ultimi esami verranno valutati dall’anestesista. Il trattamento chirurgico dell’ernia inguinale può approcciato con due tecniche chirurgiche: la prima, tradizionale aperta, la seconda più recente laparoscopica miniinvasiva. La tecnica chirurgica aperta può essere eseguita in anestesia locale, spinale o generale. Il tipo di anestesia viene modulata in funzione delle dimensioni dell’ernia, dell’età, delle patologie associate, dell’abitus psicologico del paziente. La tecnica aperta prevede un’incisione nella regione inguinale (le dimensioni sono in relazione all’operatore e dell’ernia), l’isolamento del sacco erniario e la sua riduzione nella cavità addominale, nel confezionamento della plastica dell’ernia con il posizionamento di una protesi che chiude la porta erniaria. La tecnica chirurgica laparoscopica miniinvasiva utilizza l’anestesia generale e realizza lo stesso tipo di intervento della chirurgia aperta, posizionando sempre una protesi dopo aver ridotto il sacco erniario nel peritoneo, la differenza con la tecnica aperta è che tutto ciò viene eseguito da dentro l’addome. Questa tecnica viene indicata soprattutto nelle ernie recidive eseguite con tecnica tradizionale, nelle ernie bilaterali. Discusso è il trattamento dell’ernia monolaterale per via laparoscopica. Questa tecnica può essere utilizzata anche in urgenza.

Esistono altri tipi di ernia?

Esistono anche altri tipi di ernie, fra cui: ernia epigastrica, ernia incisionale o laparocele, ernia di Spigelio, ernia jatale (o iatale), ernia diaframmatica, ernie lombari, ernie interne. Tutte queste ernie hanno modalità identiche di formazione di quella inguinale e possono andare chi più chi meno incontro alle complicanze precedentemente descritte. Di diversa origine sono l’ernia inguinale recidiva, ernia incisionale o laparocele, rappresentate da sequele postoperatorie, la prima in relazione ad un intervento di plastica di ernia non andato a buon fine, l’altro conseguenza di un trattamento chirurgico complicato nel postoperatorio (immediato o tardivo) costituito dal cedimento della sutura dei piani muscolari e tendinei. Quest’ultimo argomento viene ripreso e trattato in un articolo dedicato.

Dopo quanto tempo si può riprendere l’attività lavorativa e sportiva?

Dopo un intervento per chirurgia erniaria la ripresa è piuttosto rapida. Il fastidio più che vero e proprio dolore in corrispondenza della ferita chirurgica (nel caso della chirurgia aperta), può permanere per qualche giorno ma può essere ridotto con antidolorifici ed antinfiammatori. Il fastidio postoperatorio sembra notevolmente ridotto se l’intervento viene eseguito per via laparoscopica. L’attività motoria inizialmente intesa come passeggiare e poi gradualmente aumentata, determinando un migliore adattamento della protesi ai tessuti, che partecipa alla riduzione del dolore postoperatorio. Il tempo che dovrebbe passare dall’intervento all’inizio della attività fisica è di circa 15 giorni, mentre per un’attività sportiva, o lavorativa più pesante circa 30 giorni. Per quanto concerne la dieta alimentare non ci sono controindicazioni particolari. Si consiglia di limitare la quantità di cibo nei primi giorni dall’intervento, di assumere una congrua quantità di liquidi, assieme a frutta e verdura. In alcuni casi possono essere utili dei blandi lassativi per facilitare l’evacuazione e ridurre lo sforzo del torchio addominale.

Che tipo di ricovero può essere indicato per l’intervento di ernia inguinale?

Negli ultimi anni questo tipo di trattamento ha avuto un progresso importante permettendo una riduzione importante dei tempi legati al ricovero. Il miglioramento è legato sia alla tecnica chirurgica utilizzata, sia al tipo di anestesia, sia a motivi culturali. La tecnica chirurgica con l’uso di materiale protesico ha permesso di ridurre i tempi dell’intervento chirurgico, di ridurre lo stimolo doloroso dopo l’intervento (tension free), e di ridurre la percentuale di recidive erniarie a distanza dopo l’intervento. L’utilizzo del materiale protesico, infatti, permette di chiudere il percorso di uscita dell’ernia senza stirare i tessuti del paziente: questo accorgimento consente di avere solo un fastidio in relazione all’incisione chirurgica e non allo stiramento dei tessuti muscolo tendinei coinvolti nella riparazione dell’ernia, che invece è molto più duraturo e continuo. Il regime di ricovero più frequentemente utilizzato per la riparazione dell’ernia inguinale è il day-surgery, un ricovero che si protrae per alcune ore, in genere dalla mattina dell’intervento al primo pomeriggio; talvolta può essere necessario un pernottamento fino al giorno successivo all’intervento, nei casi più avanzati e tecnicamente difficili. Le ernie complicate verranno viceversa ricoverate e trattate in urgenza con un ricovero ordinario. La tecnica laparoscopica può richiedere un ricovero con pernottamento in relazione prevalentemente per il tipo di anestesia utilizzato.